Nonostante i progressi normativi e culturali, la parità salariale tra uomini e donne in Europa resta distante. Secondo Eurostat, il gender pay gap medio nell’UE è del 13% sulla retribuzione oraria lorda e raggiunge il 38% considerando il salario annuo medio. Questi dati mostrano come le donne continuino a guadagnare meno degli uomini, con differenze significative tra i vari Stati membri.
Perché il divario salariale persiste?
Le cause principali sono:
• Segregazione occupazionale: le donne sono meno presenti nei settori ad alta retribuzione.
• Barriere alla carriera: il “soffitto di cristallo” limita l’accesso ai ruoli dirigenziali.
• Interruzioni di carriera: il peso della cura familiare incide sulle prospettive di crescita.
• Disparità nei bonus: spesso i ruoli più remunerati sono ricoperti da uomini.
La Direttiva UE 2023/970: più trasparenza
Per contrastare il gender pay gap, l’UE ha introdotto la Direttiva (UE) 2023/970, che dovrà essere recepita entro giugno 2026. Le novità principali includono:
• Diritto all’informazione salariale per i lavoratori.
• Divieto di segretezza retributiva nelle aziende.
• Obbligo di reportistica per le imprese con più di 100 dipendenti.
• Maggiori tutele per le vittime di discriminazione salariale.
Cosa cambia per le aziende?
Le imprese dovranno garantire trasparenza, adeguare le politiche retributive e monitorare le differenze salariali per evitare disparità.
Verso una vera parità?
La Direttiva UE è un passo avanti, ma serve un cambio culturale per superare le disuguaglianze strutturali. Raggiungere la parità salariale non è solo giustizia sociale, ma anche un’opportunità per un mercato del lavoro più equo e produttivo.